Recessione, opportunità per la vendita diretta

Recession_MSMLa crisi finanziaria di queste settimane condizionerà la crescita economica. Se le economie sono soprattutto fatte di aspettative, non c'è dubbio che il barometro degli umori globali dia decisamente al brutto (nella foto a lato, il megafono dei MSM, i "main stream media", non ripete altro in questi giorni).

Eppure, dopo un ventennio di crescita globale, con due soli episodi significativi di stop delle economie nel 1991-1992 e nel 2000-2001, ci si può ben aspettare che la global economy tiri un po' il fiato. Le recessioni sono necessarie, come l'autunno e l'inverno per l'agricoltura e la natura. Un imprenditore vitivinicolo comprende bene la natura ciclica delle cose, sa come trarre profitto dalla ciclicità, alla quale non assegna mai un valore negativo.

Ebbene, anche le recessioni possono essere viste come una fase ciclica di rallentamento dell'attività economica e riposizionamento su equilibri nuovi. E anche riguardo ai consumi di vino, e il loro impatto sul mercato in recessione, si aprono opportunità interessanti.

In generale, nei periodi recessivi, i consumatori continuano a comprare vino, ma con un atteggiamento più prudente e frugale.

Dal punto di vista di un produttore, più che dei consumi occorre preoccuparsi di come il mercato si comporti di fronte alla pletora di marchi oggi sul mercato. Da una parte, grossisti e rivenditori adeguano i loro comportamenti nel proporre marchi più facili da vendere, senza caricare i magazzini di prodotti poco o affatto conosciuti. Altrettanto fanno i ristoranti, preoccupati dalla consistenza delle proprie cantine, riducendo gli acquisti, e spingendo i marchi più forti per alleggerire il proprio magazzino. Eppure, la lista dei vini accessibili in termini di prezzo e abbinata alla propria offerta gastronomica, rimane un'esigenza di differenziazione del ristoratore in un mercato molto affollato, ma che in questo momento non propone e non consegna vini differenti (cioè "diversi").

E i consumatori? Come dicevo, anche nei periodi di crisi si continua a bere vino. Ciò che cambia è il mix degli acquisti: si scelgono vini meno costosi, si risparmia per continuare a permettersi quelle bottiglie preferite, magari si compra più spesso al supermercato, riducendo le visite o i week-end in cantina per comprare direttamente dal produttore. La domanda effettiva di vino in effetti non si contrae, si riducono la capacità e propensione di spesa e la disponibilità di molti vini sui canali di vendita. In altre parole, i consumatori non hanno smesso di desiderare di consumare i vostri vini, hanno soltanto deciso di rinunciare a metodi costosi per acquistarli: viaggi, gite fuori porta, ristoranti costosi, ecc. Ciò potrebbe significare che siano disponibili a valutare mezzi alternativi per accedere ai vostri vini.

Valutate attentamente lo scenario intorno a voi, potreste cambiare strategia puntando alla vendita diretta: i consumatori potrebbero gradire l'accesso diretto ai vostri vini, senza passare da intermediari assillati da mille problemi e poco interessati a investire energie su vini poco noti. I ristoratori potrebbero essere interessati a valutare nuovi marchi caratterizzati da un prezzo/qualità non gonfiato dalle guide dei vini e dagli stessi intermediari di cui sopra, magari con la possibilità di ordinare direttamente e vedersi consegnare anche piccoli quantitativi.

Ecco che lo scenario della recessione annunciata potrebbe mostrare nuove opportunità per organizzare un modo alternativo e complementare per fare il vostro business nel vino: la vendita diretta attraverso Internet non richiede investimenti onerosi, in ambito italiano ed europeo è sostenibile economicamente, può offrire margini economici interessanti, vi consente di "aprire" un nuovo canale di vendita, prendendo posizioni favorevoli sul mercato quando il ciclo economico avrà invertito la sua tendenza.