Etna, Soave, Taranto, Marsala, ecco l'Italia alla DWCC

Una degustazione alla DWCC, nel Riojaforum di Logroño

Back to Rioja! Torniamo in Rioja, questo è stato il mantra della sesta edizione dell'incontro annuale tra coloro che per comodità chiamiamo ancora "wine blogger", ma che ormai si avviano a essere definiti digital wine communicators, ovvero "comunicatori digitali" del mondo del vino. Trasformazioni per nulla superficiali, al punto da riflettersi anche nel nome della conferenza, ora diventata la DWCC- Digital Wine Communications Conference (ex EWBC - European Wine Bloggers Conference).

E come nel 2008, i tre organizzatori della conferenza - Gabriella e Ryan Opaz, Robert McIntosh - ci hanno riconvocati nella Rioja, a Logroño, sede della denominazione e sponsor principale della manifestazione.

All'interno del fitto programma dei Keynote, panel di discussione, degustazioni e banchi di assaggio, due sono state le situazioni di massimo interesse (almeno secondo i "parziali" occhi del vostro reporter):

  • I due Keynote tenuti da Clark Smith e Arto Koskelo. Il primo è un famoso enologo americano, controverso e provocatorio, il secondo ha fondato e diretto per alcuni anni (con il vivace socio Ilkka Sirén) Viini.tv, una web-tv finlandese molto seguita e innovativa, e oggi è autore di libri sul vino e ospite fisso di una trasmissione della televisione nazionale. A loro il compito di interpretare il tema della conferenza "Flavour" (gusto) secondo le proprie inclinazioni. E hanno fatto entrambi un buon lavoro. In particolare Clark Smith, che ha lanciato una serie di stimolanti messaggi che riprenderemo più avanti.
  • La serie di panel del sabato mattina (26 ott.) dedicati alla comunicazione del vino: le Pubbliche Relazioni, vendere il vino (e contribuirvi con il lavoro della comunicazione e marketing), un clamoroso (e a tratti esilarante) work-shop sulla "Soggettività del Gusto" tenuto dal Master of Wine Tim Hanni, e un conclusivo panel sul "Chi sono i comunicatori digitali del vino nel 2013". Nota bene: diversamente da quanto si verifica in genere in occasioni come queste, non abbiamo assistito alla solita manifestazione autoreferenauto-referenzialità senza freni. Il sottoscritto ha imparato più cose (e ottenuto spunti di riflessione) in quella mattinata che in tutte le sei edizioni EWBC precedenti.

Infine, la presenza italiana. Quest'anno c'è da esserne orgogliosi per la visibile presenza di cantine "organizzate", mentre si resta alla solita deludente partecipazione in termini di persone iscritte alla conferenza dall'Italia (meno di una decina sugli oltre 250 presenti).

  • Ottima l'iniziativa degli amici Valeria Càrastro e Benjamin Spencer Aiw, fondatori della Etna Wine School, i quali hanno organizzato la presenza alla DWCC di ben 19 cantine dell'Etna: oltre al banco d'assaggio aperto durante tutta la durata della conferenza, si sono conquistati anche l'onore di una delle quattro degustazioni ufficiali, ovvero quella dedicata all'influenza del suolo sulla qualità del gusto e aroma del vino. E notevole è stato l'interesse del pubblico, in parte innescato dal passa-parola creatosi tra i blogger che parteciparono nel 2012 all'Etna Wine Bloggers Tour. Bravissimi!
  • E poi la Cantina di Soave, grazie al lavoro di Magda Beverari e dell'enologo Giancarlo Piubelli, si è assicurata una presenza al banco di assaggio del Progetto Wine Mosaic, "un’organizzazione internazionale che, con il contributo dell’OIV  e il supporto di Master of Wine come Jancis Robinson e Julia Harding, autrici con José Villamoz del testo enciclopedico Wine Grapes, propone la promozione e tutela dei vitigni autoctoni dell’area mediterranea e partecipa a iniziative legate alla comunicazione digitale internazionale". Cantina di Soave ha proposto in degustazione una verticale di Rocca Sveva Soave Classico Superiore Castelcerino,  annate dal 2006 al 2010 (non più in commercio) ma che "sono estremamente espressive del vitigno autoctono Garganega". Qui un post con alcuni dettagli.
  • Infine, Donnafugata, rappresentata da Anna Ruini, ha consegnato il "Donnafugata Award"  dedicato all'eccellenza nella comunicazione eno-turistica, quest'anno attribuito a Becca Yeamans, autore del blog theacademicwino.com.

 

[N.B.: Cantina di Soave ed Etna Wine School sono clienti i primi, e partner i secondi, di Fermenti Digitali]


Infine, una non piccola soddisfazione ce la siamo presa anche durante la serata inaugurale della DWCC. Da alcuni anni la conferenza si apre con un party che gli anglosassoni amano chiamare B.Y.O.B., ovvero "Bring Your Own Bottle" ("porta la tua bottiglia"). Una maniera simpatica per rompere il ghiaccio, condividendo la propria bottiglia con vecchi e nuovi amici.

Quest'anno abbiamo voluto offrire un'autentica rarità italiana, lo straordinario Capasonato Vino Rosso, prodotto dalla Vinicola Savese - Vini Pichierri, in quel di Sava, Taranto.

Si tratta di un vino dolce-naturale, da uve di Primitivo di Manduria allevate su vecchie viti ad alberello. Parliamo di un blend delle annate 1984/85: il vino è stato affinato per circa 29 anni nelle tipiche anfore di terracotta che a Sava chiamano "capasoni". Si tratta di una lavorazione nel vecchio stile tradizionale della regione (questa recente degustazione condotta da Luciano Pignataro e Franco Ziliani vi fornirà maggiori dettagli).

Circa 30 persone sono riuscite ad assaggiare il Capasonato, e devo dire che tutti sono rimasti impressionati dalle particolarità di questo grande vino, alcuni sono arrivati a dire che si trattava del miglior vino della serata e uno dei migliori mai degustati (altri commenti qui nel gruppo Facebook). Complimenti!

Etna, Soave, Taranto, Marsala: tutte piccole dimostrazioni dei molti assi nella manica che l'Italia dei vini possiede. E che deve assolutamente imparare a giocare anche nel campo della nuova comunicazione internazionale.