Aziende del vino e new media: l'importanza di capirsi
/Lavorando nel mondo del vino da ormai molti anni, con il tempo mi sono impadronita anche del suo linguaggio. Questo significa che, se mi parlano di portinnesti, di livelli di APA, o di tempi di inoculo dei batteri per innescare la FML, so perfettamente a cosa si riferiscono. Tutto questo, ovviamente, ha richiesto da parte mia una notevole dose d'impegno personale - la mia formazione scolastica non c'entra nulla con il mondo tecnico dell'enologia - studio e applicazione.
E tempo, tanto tempo. In cambio però, ho acquisito notevole dimestichezza con la materia e il linguaggio che ad essa afferisce, condizioni che ritengo necessarie per entrare in sintonia con un settore altamente complesso come quello del vino - dal campo alla bottiglia finita. Nel settore del marketing e della comunicazione poi, parlare la stessa lingua del cliente diventa una condicio sine qua non.
Ma che succede quando è la lingua del tuo lavoro a non essere compresa dal cliente? Sentiamo dire e diciamo continuamente che il mondo del vino non può più permettersi d'ignorare o sottovalutare l'impatto delle nuove tecnologie, dei social media, della comunicazione sul web. Perchè se c'è un settore fatto su misura per i social media, questo è il vino. Ogni giorno si registrano online circa un milione e mezzo di conversazioni su questo argomento.
Entrare in questo ordine d'idee però non è come incaricare una agenzia (di stampa, di marketing, di pubblicità...) di occuparsi di tutto ciò che è immagine & comunicazione dell'azienda, come avvenuto fino ad oggi.
I new media richiedono una cultura totalmente diversa rispetto il passato, e un approccio rivoluzionario che si traduce nell'impegno personale di chi fa il vino a comunicarlo. Uno sguardo dall'interno dell'azienda, non una semplice comunicazione istituzionale. E tutto questo, ovviamente, richiede anche una nuova terminologia, e un nuovo linguaggio.
Quest'ultimo è forse lo scoglio maggiore: far capire l'importanza di un determinato livello di engagement piuttosto che di un altro - a proposito, caro produttore di vino: sai cos'è l'engagement, vero?? -, o perchè certi dati analitici del tuo sito web vanno monitorati costantemente.
Io posso cercare di spiegarti tutto come se avessi 8 anni, ma anche tu, da parte tua, devi fare uno sforzo e cercare di impadronirti della grammatica basilare di questa nuova lingua. Certo, potresti continuare a delegare queste cose a qualcun altro, come hai fatto finora con la tua comunicazione (con grande gioia di certi sedicenti professionisti del web e della comunicazione online, che continueranno a lucrare sulla tua beata ignoranza).
Potresti anche continuare a infischiarti di tutto questo, e tirare dritto per la tua strada di sempre: in tal caso, ti faccio i miei migliori auguri per il commercio del tuo vino nel mondo, dove ormai i consumatori cercano bottiglie e si scambiano pareri via Cellar Tracker,ViVino o Delectable. O dove addirittura condividono la degustazione dello stesso vino grazie ad app come iProfile Wines.
Oppure potresti dedicare un po' del tuo tempo libero alla tua acculturazione. In giro i momenti di formazione non mancano, ma per evitare inutili sprechi di energie inquadra bene le domande a cui vorresti dare una risposta ("perchè dico che i miei vini sono diversi? cosa voglio trasmettere ai consumatori? e chi sono i miei consumatori??") e avrai un'idea più precisa di quali sono le priorità della tua comunicazione. E di quali strumenti nuovi hai bisogno per soddisfarle. Sarà l'inizio di un nuovo cammino, pieno di sorprese, lungo il quale comincerai a capire un po' di più anche la mia lingua di consulente.
E dal momento che io già parlo la tua, vedrai che alla fine c'intenderemo benissimo: così, la prossima volta che ti dirò che il ranking del tuo sito è cresciuto di 5 punti rispetto al mese precedente, mi gratificherai di un sorriso soddisfatto e consapevole, anzichè di quella espressione da pesce lesso che fai di solito quando ti parlo di queste cose...